Il cosiddetto “laser verde per la prostata” (conosciuto anche con il nome tecnico di greenlight laser, o green laser) è un trattamento chirurgico mininvasivo che usa una tecnica di vaporizzazione della prostata.
L’energia prodotta dal fascio laser viene applicata a livello del tessuto prostatico grazie ad endoscopi standard dotati di fibre flessibili. Il laser permette di raggiungere quasi istantaneamente temperature superiori a 60°C generando, in corrispondenza della superficie di contatto, una zona di coagulazione; successivamente la temperatura può arrivare fino ai 100°, determinando la vaporizzazione del tessuto stesso.
L’interazione laser-tessuto prostatico è legata a variabili dipendenti dalla strumentazione (tempo di irradiazione, potenza del laser, diametro della fibra etc.), dalle caratteristiche del tessuto prostatico (adsorbimento e modifiche che avvengono durante l’applicazione) e all’atto chirurgico stesso (distanza fibra-tessuto, movimento della fibra rispetto al tessuto). Tale metodica richiede tempi piuttosto lunghi per la vaporizzazione e l’ablazione del tessuto prostatico ma tra i vantaggi maggiori abbiamo la scarsità delle perdite ematiche e l’assenza di sindromi da riassorbimento. Gli svantaggi maggiori invece sono rappresentati da una possibile sintomatologia irritativa post-operatoria e dalla mancanza di un esame istologico del tessuto trattato.
Durante la procedura, viene inserita
nell’uretra una piccola fibra che trasporta energia laser verde che evapora
rapidamente e rimuove il tessuto prostatico ostruente.
Il laser
a luce verde, usato nella vaporizzazione, ha una lunghezza d’onda
che viene assorbita dall’emoglobina presente nei globuli rossi e il tessuto
prostatico, ricco di vasi sanguigni, viene selettivamente vaporizzato,
favorendo il ripristino di un ampio canale per il flusso urinario.
L’intervento si esegue in anestesia spinale o generale;
di norma richiede un ricovero di 24 ore e il mantenimento del catetere
vescicale a dimora per meno di 12 ore (rispetto ai 3 giorni della resezione
endoscopica).
I risultati sono equivalenti a quelli della chirurgia endoscopica
tradizionale, con un minor numero di effetti collaterali e complicanze.
I vantaggi consistono in un rapido e netto miglioramento del flusso
urinario, possibilità di una selezione dei pazienti estremamente ampia, poiché
la procedura può essere praticata su ghiandole di grosse dimensioni e su
pazienti con problemi di coagulazione (non è necessario sospendere la terapia
antiaggregante) o ad alto rischio, grazie alla contemporanea coagulazione e
vaporizzazione del tessuto, breve durata della cateterizzazione, sintomi irritativi
lievi e di breve durata (circa due o tre settimane), diminuzione dei giorni di
ricovero e quindi dimissione più rapida. Poiché il tessuto prostatico viene
vaporizzato, la tecnica non consente di ottenere materiale per l’esame istologico.
Anche i tempi di recupero sono decisamente inferiori, in quanto grazie alla
coagulazione immediata dei tessuti non c’è sanguinamento durante l’intervento.
Dopo pochi giorni è già possibile riprendere le più comuni attività lavorative.