Uretriti

L’uretrite è un processo infettivo/infiammatorio che colpisce l’uretra, ovvero la porzione distale della via escretrice che dalla vescica convoglia l’urina verso l’esterno; in altre parole, è il canale da cui esce l’urina.
L’uretrite appartiene quindi alle malattie delle vie urinarie inferiori e può colpire, seppur con incidenze differenti, sia l’uomo che la donna; nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni appartenenti al grande gruppo delle malattie sessualmente trasmissibili.
La manifestazione è quasi sempre rappresentata dalla fuoriuscita di materiale, più o meno muco-purulento, dall’orifizio uretrale esterno e da dolore/fastidi durante la minzione.
La diagnosi si basa sul riscontro del patogeno responsabile attraverso colture di materiale prelevato a livello uretrale, associato ad altre indagini come prelievi ematici o esame delle urine.
La terapia dipende invece dallo specifico agente responsabile del focolaio infettivo, ma nella maggior parte dei casi è costituita da uno o più antibiotici in associazione. Per poter capire come si trasmettono le infezioni uretrali, nonché la loro diversa incidenza nei due sessi, si rende necessario analizzare nei suoi tratti essenziali l’anatomia dell’apparato urinario.
Il bruciore mentre si urina è spesso causato dalla presenza di un’infezione delle vie urinarie.
Il processo di filtrazione che avviene a livello renale determina la formazione della pre-urina la quale, attraverso varie modificazioni chimiche della sua composizione, diventa in seguito urina definitiva. Dai reni, attraversando l’uretere di ciascun lato, arriva nella vescica, dove può accumularsi finché l’organismo non è pronto per urinare.
Il collegamento tra la vescica e l’esterno avviene attraverso l’uretra.
Nella donna tale condotto è lungo soltanto 4 cm (contro i 18 – 20 cm dell’uomo) e questo predispone la donna ad una maggior incidenza di infezioni delle vie urinarie inferiori. La vicinanza dell’orifizio uretrale esterno con lo sfintere anale (condizione che nell’uomo non si verifica, data la localizzazione dell’orifizio sulla punta del glande) facilita ulteriormente la colonizzazione batterica.
In realtà nella donna, essendo molto corto il tragitto, l’infezione arriva quasi sempre alla vescica dando origine ad una cistite, mentre nell’uomo è per questo motivo che è maggiore l’incidenza di uretrite vera e propria.
La causa dell’uretrite è in genere da ricondurre ad un’infezione batterica, che può essere sommariamente classificata come
Uretrite gonococcica quando l’agente eziologico è la Neisseriae Gonorrhoeae, un batterio spesso meglio conosciuto come “gonococco” e responsabile della gonorrea.
Uretrite non gonococcica nei restanti casi, che possono essere ascritti a numerosi agenti infettivi, tra i quali ricordiamo:

  • Chlamydia Trachomatis.
  • Ureaplasma Urealyticum.
  • Mycoplasma genitalium.
  • Citomegalovirus.
I rapporti anali non protetti da preservativo portano con sé un elevato rischio di uretrite per il soggetto attivo, a causa dell’esposizione del pene ad un ambiente associato ad elevata carica batterica.
In alcuni pazienti l’uretrite è soltanto un processo infiammatorio senza infezione sottostante, che deve la sua patogenesi ad alterazioni del sistema immunitario a cui il paziente è eventualmente predisposto.
Altri eventi possono essere di origine traumatica, chimica o da corpo estraneo (un esempio è anche rappresentato dalla permanenza di un catetere vescicale).
Le principali manifestazioni con cui si presenta l’uretrite sono rappresentate da:
  • perdite uretrali purulente: benché talvolta possa essere possibile riscontrare anche perdite fisiologiche dai genitali esterni, la contemporanea presenza di odore, prurito, colore ed altri sintomi accessori possono indirizzare verso una condizione patologica. Nel caso di uretriti non gonococciche le perdite potrebbero essere più scarse e meno evidenti all’occhio del paziente e/o talvolta del medico stesso;
  • disuria ( dolore alla minzione ), tenesmo (sensazione di dover urinare, anche in assenza di una reale necessità),
  • sintomi sistemici, quali febbre, malessere generalizzato.
Le principali complicanze che possono insorgere sono:
  • locali: prostatite, salpingite e bartolinite, stenosi uretrale (restringimento dell’uretra).
La diagnosi di uretrite inizia solitamente col sospetto del paziente stesso che, in prima istanza, identifica le perdite a livello genitale, associate ad altri sintomi locali.
Risulta di fondamentale importanza per il medico una corretta anamnesi patologica per capire se possano esserci stati dei comportamenti a rischio, ricordando che l’uretrite gonococcica rappresenta una delle più comuni infezioni sessualmente trasmesse nell’uomo in epoca riproduttiva.
Altri sintomi sono: gonfiore locale, linfonodi aumentati di dimensioni, dolorabilità e calore.
Gli esami da eseguire sono:
  • Esame urine con urinocoltura ed antibiogramma: questi esami permettono di rilevare la presenza di colonie batteriche all’interno delle vie urinarie e contemporaneamente decidere l’antibiotico più adeguato da utilizzare.
  • Striscio uretrale, soprattutto in caso di N. Gonorrae, permette di coltivare i batteri in laboratori e saggiare anche qui la loro sensibilità agli antibiotici.
Per altri agenti, come ad esempio la Chlamydia, i Micoplasmi risulta più efficace un tampone uretrale.
Il cardine su cui si fonda la cura dell’uretrite è la terapia antibiotica, possibilmente mirata contro i patogeni identificati attraverso esame delle urine, urinocoltura, antibiogramma e tampone.
Le molecole più prescritte sono: cefalosporine di III generazione, macrolidi, tetracicline (soprattutto la doxiciclina).
Nel caso della Chlamydia le molecole maggiormente utilizzate sono Azitromicina e Doxiciclina.
Il trattamento deve essere iniziato immediatamente dopo la diagnosi di uretrite, senza attendere i risultati dei test. La terapia deve essere somministrata a tutti i pazienti sintomatici anche se la microscopia non risulta diagnostica. Nelle situazioni in cui la diagnosi microscopica non sia disponibile o non risulti attendibile, deve essere somministrata una terapia sia per Clamidia che per Neisseria.

Uretriti gonococciche

  • Ceftriaxone 1g IM in singola dose + Azitromicina 2 g OS in singola dose.
  • Azitromicina 1 g OS in singola dose o doxiciclina 100 mg OS due volte al giorno per 7 giorni.
  • Regimi alternativi per localizzazioni non uretrali.
  • Ceftriaxone 500 mg IM in singola dose + doxiciclina 100 mg OS due volte al giorno per 14 giorni per epididimo-orchiti.
Uretriti non gonococciche - Clamidia trachomatis
  • Doxiciclina 100 mg PO 2 volte al giorno per 7 gg.
  • Azitromicina 1 g PO in una singola dose.
Uretriti non gonococciche - Micoplasma genitalium
  • Terapia di 1° scelta (ceppi sensibili ai macrolidi): Azitromicina 500 mg poi 250 mg PO per 2-5 giorni
Uretriti non gonococciche - Ureaplasma urealyticum
  • Azitromicina 500 mg poi 250 mg PO per 4 giorni.
  • Doxiciclina 100 mg PO 2 volte al giorno per 7 gg.
Alla terapia antibiotica possono unirsi alcuni farmaci accessori con lo scopo di alleviare la sintomatologia:
analgesici ed antipiretici qualora i sintomi sistemici comportino rialzo febbrile.
Quando la causa risiede in un fenomeno transitorio, in un trauma o altra patologia sottostante, è necessario risolvere la causa primaria per permetterne la guarigione definitiva.
In rari casi è infine necessario intervenire sulle complicanze dell’uretrite, finanche ad un approccio chirurgico se vi sia verificata una stenosi uretrale definitiva.
In tema di prevenzione è ovviamente necessaria in prima istanza una corretta educazione sessuale; un rapporto sessuale sicuro è alla base della riduzione del rischio, per ogni individuo, di trasmettere germi. Il preservativo in tal caso riduce in maniera molto significativa il rischio di incidenza di questo gruppo di patologie.
A questo va aggiunto un regolare controllo presso il proprio ginecologo di riferimento e presso il medico curante, per supervisionare l’andamento delle vie urinarie e genitali.